ARTE
Basilica di Sant'Apollinare in classe
Per completare la visita al ciclo dei mosaici di Ravenna non si può mancare di recarsi alla Basilica di Sant’Apollinare in classe a 5 km da essa. Quest’area destinata al futuro parco archeologico rappresenta un grande deposito di tesori ancora da scoprire. E’ la più grande basilica paleocristiana e fu fatta edificare dal vescovo Ursicino. Fu terminata il 9 maggio del 549. La basilica è un edificio pianta longitudinale costruito completamente in mattoni la cui facciata è preceduta da un ampio portico che si apre sull'esterno con tre ampie trifore. Sui fianchi sono aperti da due ordini di ampie finestre che trovano posto al di sotto di archi che ricadono su lesene piatte. Solo nell'ordine superiore si osservano dei capitelli tra gli archi ed i loro supporti. Il campanile rotondo è stato fortunatamente salvato nell’ultima guerra mondiale, sia dai bombardamenti aerei si dalla distruzione decisa dal Comando Alleato. E’ il più bel campanile delle chiese di Ravenna con quell’alternarsi di mattoni rossi e gialli fino a tre metri, quella fascia di rombi sempre di cotto rosso e giallo e quella progressione di strettissime feritoie che si distendono in due ordini di monofore, uno di bifore e tre di trifore. La facciata è preceduta da una nartece, sotto cui ci sono marmi si iscrizioni. Gli stipiti e l’architrave del portale sono in marmo. Il campanile è unito al corpo della chiesa da un basso passaggio coperto. La base del campanile è l'unico punto in cui si è cercato un effetto decorativo nella disposizione di mattoni di diversa colorazione. Il prospetto posteriore è dominato dalla ampia abside poligonale. Il luminosissimo interno conserva le caratteristiche delle basiliche italiche. Le tre navate coperte a capriate sono divise da file di colonne su cui ricadono gli archi al di sopra dei quali si distende un'ampia superficie muraria aperta da numerose finestre. Le loro basi delle colonne sono costituite da blocchi parallelepipedi, i capitelli sono tutti uguali e di stile bizantino << a foglie mosse dal vento>>. Del primitivo pavimento a mosaico ne rimangono solo alcune tracce. Nel bel mezzo della navata centrale sorge l’antico altare, eretto nel IX secolo. Lungo le pareti delle navate laterali sono presenti molti sarcofagi ed epigrafi paleocristiani. Il presbiterio è sollevato di alcuni gradini sul piano della navata ed è dominato dall'abside che ha una larghezza di poco inferiore a quella della navata. Nell'abside e sull'arco trionfale si estende un complesso mosaico che si è conservato intatto. Il mosaico che la ricopre rappresenta S.Apollinare, primo vescovo della città, in atteggiamento di orante. Quest' ultimo è affiancato da 12 pecore, 6 per lato, che simboleggiano, con lo stesso numero degli apostoli di Cristo, il gregge cristiano. Le figure umane sono quasi completamente assenti, ciò sta a significare che tutto è simbolo. Il prato verdeggiante, costellato di fiori, sassi, cespugli, uccelli, si distende senza profondità prospettica, privo di vita concreta. S.Apollinare è sormontato da un medaglione di pietre preziose all'interno del quale è rappresentata una croce. Sopra il medaglione è presente una mano, mentre ai lati si trovano i busti Mosè ed Elia. Più in basso, nel prato, ci sono tre pecore che guardano verso la croce gemmata. Nel complesso tutto ciò rappresenta la trasfigurazione: la croce simboleggia Cristo durante questo atto, compiuto per volontà di Dio (la mano), alla presenza di Mosè ed Elia (i due busti), sul monte Tabor (il prato verde) su cui si era recato con Pietro, Giacomo e Giovanni (le tre pecore). Il mosaico non deve essere interpretato come l'illustrazione di un fatto evangelico, ma come dimostrazione della presenza sia dell'umano sia del divino nella persona di Gesù. Non si sono utilizzate figure umane, perché sarebbe stato impossibile rendere, attraverso un' immagine, il concetto di “trasfigurazione”: rivelazione ai discepoli della gloria di Cristo. Il mosaico risalta particolarmente all'interno della Basilica soprattutto per il contrasto tra il verde e l'oro.
Il battistero degli Ortodossi
Col passaggio della sede vescovile da Classe a Ravenna alla fine del IV secolo, fu iniziata una nuova cattedrale, la Cattedrale Ursiana, della quale sopravvivono pochi resti inglobati nell'attuale duomo di Ravenna e nell'attiguo Museo arcivescovile. Il Battistero fu avviato nei primissimi anni del V secolo dallo stesso vescovo Orso e terminato verso il 450 circa. Neone, nel 458 circa, intervenne con importanti opere strutturali, in particolare colla costruzione della cupola in sostituzione del soffitto originariamente piano, cupola che fu decorata con ricchi mosaici ancor oggi visibili. Una vecchia tradizione, priva di fondamento storico, vuole che l'edificio fosse costruito sopra il “calidarium” delle antiche terme romane. Per via della subsidenza tipica di Ravenna il monumento oggi è interrato di circa 2 metri; in pianta presenta la forma ottagonale, secondo la numerologia che associava l'otto con la resurrezione, essendo la somma di sette, il tempo, più uno, Dio Padre. Esternamente ha un semplice rivestimento in laterizio, dal quale emergono quattro absidiole aggiunte nel X secolo, mentre le lesene e arcate cieche risalgono alla costruzione originaria e furono riprese da modelli settentrionali (cfr. la basilica Palatina di Costantino a Treviri o la basilica di San . L'interno spicca per la decorazione di tutta la cupola a mosaico al tempo del vescovo Neone. Entro tre anelli concentrici sono rappresentati vari soggetti: Nel tondo centrale, su sfondo oro, si trova la scena del Battesimo di Gesù con San Giovanni Battista nel gesto di battezzare il Cristo immerso fino alla vita nel Giordano; del fiume compare anche una personificazione a destra, sottolineata dalla scritta Iordañ n, mentre sopra il Cristo svetta la colomba dello Spirito Santo. I volti di Gesù e del Battista furono rifatti nel XVIII secolo, per cui la parte centrale della scena, dai contorni ben visibili, non è più quella originale. La seconda fascia presenta i dodici apostoli su sfondo azzurro, con le vesti alternate nei colori bianco e oro, e con in mano delle corone da offrire al Cristo. Le immagini presentano ancora una notevole consistenza plastica e un senso di movimento, che testimoniano gli ininterrotti rapporti con l'arte classica; contemporaneamente indice di rapporti con il mondo bizantino sono la vivace policromia, la monumentalità e la ieraticità delle figure. Gli apostoli sono intervallati da candelabre e dal cerchio superiore pendono drappi bianchi che visti dal basso formano la forma di una corolla di un fiore. Tra i riti preparatori al battesimo, nella iniziazione cristiana, principale era quello della traditio symboli, cioè dare ai candidati catecumeni il Credo, ossia l'insegnamento, l'apprendimento e la consegna per la vita della tessera fidei.
Rocca Brancaleone
Nel 1441 la Serenissima assunse il controllo di Ravenna e fece particolare attenzione al rifacimento delle mura progettando nel 1457 la costruzione della fortezza “Rocca Brancaleone” che serviva per proteggere la parte nord-ovest e che venne terminata nel 1470.
La rocca è un quadrilatero di circa 2200mq di superficie con quattro torri circolari negli angoli uniti tramite cinte murarie; a sud si apriva la cittadella di 14 mila mq, usata per alloggi e depositi, anch’essa circondata da mura e da un fossato.
La fortezza nel corso della sua storia subì due attacchi: uno da parte dello Stato Pontificio in cui resistette per 21 giorni accumulando danni ingenti fino a doversi arrendere; il secondo attacco subito fu ad opera francese e la rocca a causa dei danni del primo attacco capitolò in soli due giorni.
Negli anni successivi perse importanza strategica e la struttura venne abbandonata dalle truppe a partire dal 1630.